martedì 17 luglio 2012

La porta proibita

















Dovunque ci si volta, il nuovo è deprimente, triste. Le vecchie città hanno perso il loro fascino, sventrate come sono state per far posto a nuove strade, nuove piazze. Ora le città della Cina, che un tempo avevano ciascuna caratteristiche proprie, sono tutte uguali con la loro "via della Liberazione", che incrocia "via della Bandiera Rossa", nella solita "piazza del Popolo", dove un enorme ritratto di Mao domina uno squallido vuoto. Al tramonto, tutto diventa buio e morto.

È un libro interessantissimo, secondo me indispensabile per chi vuole andare in Cina, oppure semplicemente vuole saperne di più. Attenzione però, preparatevi a mettere da parte tutti i vostri miti e il vostro immaginario su questo paese, perché la Cina, con la sua cultura millenaria, immensa ed estremamente affascinante, non esiste quasi più.
Il regime comunista ha spazzato via (quasi) tutto e una visita in Cina è una lotta contro il tempo, perché oggi in quell'angolo c'è una splendida casa tradizionale, domani ci sarà un orrido casermone e con uno schiocco di dita una delle città più belle del mondo (Pechino) diventa un immenso teatro di desolazione.

Il libro è suddiviso in articoli, alcuni più leggeri, altri più difficili in quanto a sfondo economico. Ma tutti interessantissimi. Tra i capitoli che ho amato di più ci sono "La distruzione di Pechino" (come da titolo), che narra le vicende di questa città, che negli ultimi 60 anni è stata rasa al suolo, dopo essere stata per secoli l'orgoglio di tutti i cinesi e l'invidia di tutto il mondo.
Gli argomenti spaziano dal Tibet (e la sua storia - tuttora - straziante), al tempio Shaolin (dove nacque il kung fu e il buddismo cinese, ora ridotto ad un "teatrino" in mano a burocrati e vecchi monaci), alle vicende personali di Terzani (la scuola "dell'erba profumata", frequentata dai suoi figli e la sua espulsione dalla Cina, che in certi tratti ricorda - pericolosamente!! - alcune scene di 1984 di Orwell).

Il libro è pervaso da un senso profondo di sconforto e impotenza, ed è difficile non chiedersi: ma che ci vado a fare io in Cina? Ci vado a fare la mia corsa contro il tempo, sperando che ci sia un filo di speranza per questo popolo che da molti anni resta in piedi, nonostante tutto.

Il presidente Mao ha mutato il corso dei fiumi, ha spostato le montagne, ma non è riuscito a cambiare la forma della tartaruga.