martedì 27 aprile 2010

Il giro di boa



Mentre si legge un libro di Camilleri è difficile non identificare personaggi, luoghi e atmosfere con la serie TV (che è fatta davvero benissimo).
Perché leggere i romanzi quindi? Per un motivo molto semplice: c'è qualcosa che in TV inevitabilmente si perde, e questo qualcosa è l'incredibile impasto linguistico. È una meraviglia da leggersi, ed è efficace narrativamente: mescola siciliano e italiano, registri alti e bassi, e lo fa armoniosamente. Dalla lingua capisci tutto del personaggio che sta parlando: il suo livello socioculturale, la sua provenienza geografica... e i dialoghi sono così veri che li puoi materializzare davanti a te.
Questo capitolo della saga è un po' particolare, perché comincia con una riflessione politica riguardante i fatti del G8 di Genova; troviamo un Montalbano depresso e deciso a lasciare la polizia. Quando, all'improvviso, spunta un morto dall'acqua...

lunedì 19 aprile 2010

Un luogo incerto



In un periodo in cui niente è certo, in cui tutto quello che leggi non ti convince, in cui lo scazzo e la stanchezza hanno preso il sopravvento, viene naturale aggrapparsi alle proprie certezze. Vargas è una di queste, non mi ha mai deluso.
Tranne forse questa volta. La detection è complicatissima, cervellotica, i personaggi ti sfuggono di mano (e alla fine, proprio come il protagonista, non capisci più chi sono). La curiosità ingrana lentamente, gli omicidi sono eccessivamente pulp (al limite dello splatter, sconsiglio prima e dopo i pasti).
Si salvano certi spunti, certe frasi, certi personaggi meravigliosi (Lucio e le sue massime, il medico Josselin e le sue mani magiche). Si salvano i colpi di scena su Adamsberg, i suoi segreti che sembrano essere infiniti, il tete a tete in riva al mare.
Ma questa volta l'autrice si è spinta un po' troppo oltre, non riuscendo a mantenere quella semplicità che normalmente regola il caos dei suoi romanzi.