martedì 14 dicembre 2010

Trilogia della città di K



Quando: un arco di anni non bene precisato che ha inizio durante la seconda guerra mondiale.
Dove: una piccola città e una grande città dell'est europa.
Chi: due gemelli identici e simbiotici, dolcissimi e diabolici.
Cosa: la vita di due persone, raccontata attraverso gli occhi disincantati dei due protagonisti, dove la finzione si mescola con la realtà, fino a diventare irriconoscibile.
La strada verso la verità è lunga e tortuosa, e quando la si raggiunge ci si chiede se realmente ne valeva la pena... la letteratura in confronto ha un sapore così dolce!

- Quello che mi interessa sapere è se scrive delle cose vere o delle cose inventate.
Le rispondo che cerco di scrivere delle storie vere, ma, a un certo punto, la storia diventa insopportabile proprio per la sua verità e allora sono costretto a cambiarla. Le dico che cerco di raccontare la mia storia, ma che non ci riesco, non ne ho il coraggio, fa troppo male. Allora abbellisco tutto e descrivo le cose non come sono accadute, ma come avrei voluto che accadessero.
Dice:
- Sì. Certe vite sono più tristi del più triste dei libri.
Dico:
- Proprio così. Un libro, per triste che sia, non può essere triste come una vita.

lunedì 9 agosto 2010

mercoledì 16 giugno 2010

martedì 27 aprile 2010

Il giro di boa



Mentre si legge un libro di Camilleri è difficile non identificare personaggi, luoghi e atmosfere con la serie TV (che è fatta davvero benissimo).
Perché leggere i romanzi quindi? Per un motivo molto semplice: c'è qualcosa che in TV inevitabilmente si perde, e questo qualcosa è l'incredibile impasto linguistico. È una meraviglia da leggersi, ed è efficace narrativamente: mescola siciliano e italiano, registri alti e bassi, e lo fa armoniosamente. Dalla lingua capisci tutto del personaggio che sta parlando: il suo livello socioculturale, la sua provenienza geografica... e i dialoghi sono così veri che li puoi materializzare davanti a te.
Questo capitolo della saga è un po' particolare, perché comincia con una riflessione politica riguardante i fatti del G8 di Genova; troviamo un Montalbano depresso e deciso a lasciare la polizia. Quando, all'improvviso, spunta un morto dall'acqua...

lunedì 19 aprile 2010

Un luogo incerto



In un periodo in cui niente è certo, in cui tutto quello che leggi non ti convince, in cui lo scazzo e la stanchezza hanno preso il sopravvento, viene naturale aggrapparsi alle proprie certezze. Vargas è una di queste, non mi ha mai deluso.
Tranne forse questa volta. La detection è complicatissima, cervellotica, i personaggi ti sfuggono di mano (e alla fine, proprio come il protagonista, non capisci più chi sono). La curiosità ingrana lentamente, gli omicidi sono eccessivamente pulp (al limite dello splatter, sconsiglio prima e dopo i pasti).
Si salvano certi spunti, certe frasi, certi personaggi meravigliosi (Lucio e le sue massime, il medico Josselin e le sue mani magiche). Si salvano i colpi di scena su Adamsberg, i suoi segreti che sembrano essere infiniti, il tete a tete in riva al mare.
Ma questa volta l'autrice si è spinta un po' troppo oltre, non riuscendo a mantenere quella semplicità che normalmente regola il caos dei suoi romanzi.

lunedì 22 marzo 2010

Nei boschi eterni



Le donne si rodono sempre il fegato. Perché gli piace fare il lavoro fino in fondo, capisci? Mentre gli uomini possono andare di qua e di là, e poi raffazzonare alla bell'e meglio, finire, o piantare tutto. Invece una donna, capisci, lei può star dietro alla stessa idea per giorni, mesi, e senza nemmeno farsi una birra.


Quando ho preso in mano questo libro ho sentito subito una carica fortissima: la quarta di copertina era intrigante, la copertina inquietante, la storia si preannunciava complicatissima e ricca di eventi.
E così è stato: un'ombra si aggira per i cimiteri a dissotterrare corpi, dei cervi vengono brutalmente uccisi in Normandia e Adamsberg ha niente popò di meno che un fantasma assassino in casa! Per non parlare del nuovo poliziotto con i capelli multicolore che si aggira in commissariato, e di Camille, che sembra non provare più niente per il commissario, se non "cortese amicizia". Capire il nesso tra tutto gli eventi richiede pazienza al lettore, molte cose vengono buttate lì e il nervosismo cresce.
Le ultime 150 pagine le ho divorate, ma devo ammettere che rispetto al solito ci ho messo un po' ad ingranare... La storia ha un grosso potenziale, ma l'ho trovata un po' meno incisiva di altre: forse perché le aspettative sono sempre più alte, forse perché la traduttrice non è Yasmina Melaouah, che secondo me ha una mano particolarmente felice. Certe pagine ti tolgono il fiato, altre ti fanno innervosire, altre sembrano divagare. La distribuzione della tensione è più dilatata rispetto al solito, Adamsberg è sempre più inafferrabile e umano, il misticismo e l'occulto prendono il sopravvento.

mercoledì 10 marzo 2010

Il banchiere assassinato



"Che cos'è un delitto, signor giudice, quando esso non sia passionale? È un'opera artistica! Un'opera perversamente, delinquenzialmente artistica! E per opera artistica m'intendo un componimento di fantasia, sobrio e conciso nella forma, equilibrato nei propri elementi costitutivi, serrato e logico, chiaro e armonioso, teso e vibrante."

Un giallo molto ingenuo e semplice, forse niente di speciale. Ma è il primo di Augusto de Angelis, il padre del giallo all'italiana. Ed è bello vedere da dove tutto è cominciato!

domenica 7 marzo 2010

Sotto i venti di Nettuno



Il giallo più introspettivo della serie di Adamsberg, dove il commissario, in pericolo e invischiato in situazioni estreme, è completamente messo a nudo.
E così tutte le sue imperfezioni e la sua umanità vengono fuori, sfatando il mito del commissario "perfetto", che non sbaglia mai e in cui la logica non prende mai il sopravvento.
Un giallo ambientato tra Parigi, Strasburgo e il Québec, in un turbine di eventi che ruotano nientemeno che attorno al commissario, il quale arriva a dubitare di se stesso e dei suoi più fidati (Danglard), cercando nuove alleanze e nuovi punti di riferimento.
Come al solito la storia è ricca di simbologia, e questa volta sono coinvolti Nettuno e il suo tridente, che uccide con furia vendicatrice, la simbologia cinese e il diavolo; ma la complessità dell'intreccio si contrappone alla semplicità dei personaggi, o meglio degli "aiutanti magici" dell'eroe in pericolo: gente genuina, che ragiona col cuore, e che fa tornare ad Adambserg, "lo spalatore di nuvole", fiducia nelle sue intuizioni, nelle sue divagazioni.
Meravigliosa la traduzione italiana di Yasmina Melaouah, che in questo frangente deve cimentarsi nel "quebecchese" e rende perfettamente l'idea di un francese che mescola parole vetuste e contaminazioni inglesi "moderne".
Naturalmente anche Camille fa la sua comparsa, con molte novità al suo seguito, e non mancano personaggi un po' forzati, come la vecchia hacker che aiuta il commissario nascosto nel suo "bunker" di Clignancourt. Forse Fred Vargas a volte si fa prendere la mano, ma la sua scrittura diventa sempre più forte e tagliente.
10 e lode.

mercoledì 3 marzo 2010

Irlandese al 57%



Ce l'avevo con gli irlandesi. Volevo attaccarli dove si sentono più forti. La cultura.

Un insieme di racconti accomunati da un unico tema: l'Irlanda e l'altro. Sentirsi irlandese per un immigrato è un'impresa non da poco, e Roddy Doyle lo mette in luce con molta ironia e intelligenza.
"È difficile essere irlandese. [...] Non è mica come qui. [...] ...qui uno può essere afroamericano o nativo americano, un buon americano o un cattivo americano, un liberale americano o un neocon, o chissà che cazzo americano. Ma sempre americano è. Non vuol dire che è meno americano. [...] In Irlanda no, invece. In Irlanda puoi solo essere meno irlandese degli altri. Come me, per esempio (...)"
I racconti sono molto diversi tra loro, alcuni più divertenti ("Cappuccio nero", ad esempio), altri più angoscianti ("La carrozzina"), altri più introspettivi ("Il nuovo compagno di scuola" e "Capisco"). Sono comunque uno spunto interessante se si vogliono comprendere alcuni importanti aspetti culturali dell'Irlanda, un paese dove "il diverso" salta agli occhi e la "purezza" irlandese si fonde con apertura e curiosità verso l'altro, in un paese tanto accogliente quanto pieno di contraddizioni.

martedì 2 marzo 2010

Cacciatori nelle tenebre



In realtà non si tratta di un libro, ma di un fumetto, i cui autori sono Gianrico Carofiglio (per la sceneggiatura) ed il fratello Francesco (per i disegni).
La storia ruota intorno a uno dei colleghi dell'avvocato Guerrieri (protagonista dei romanzi di Carofiglio), ovvero Carmelo Tancredi, capo della "sezione fantasma".
Lui e la sua cricca cercano il colpevole dell'omicidio di un uomo, coinvolto in violenze di bambini, videotape e combattimenti.
L'ho trovato molto avvincente, con un'unica (e non trascurabile) pecca: i disegni. Il tratto c'è, ma si vede che è acerbo, e a volte disturba. I protagonisti a volte cambiano fisionomia da una pagina all'altra!
Ma come lettura della buonanotte è comunque piacevole, e la mano di Gianrico di sente.