venerdì 25 settembre 2009

Parti in fretta e non tornare



Parti in fretta, e torna il più tardi possibile. È quello che si deve fare durante un'epidemia, in cui un virus si estende a macchia d'olio per la città, o peggio, per il paese intero. Misteriosi simboli compaiono sulle porte dei parigini, misteriose morti avvengono (sembra) a caso... o forse no! Torna la superstizione, e il dubbio viene: "peste nera" o serial-killer?
La Parigi di questi romanzi si è fermata nel tempo: è sporca, romantica, popolata di personaggi sopra le righe che fanno mestieri antichi (il banditore di strada) o senza tempo (il "consulente in cose della vita"). Non è una grande metropoli, ma un agglomerato di quartieri, ognuno con un immancabile caffè dove si riuniscono (e conoscono) tutti.
Il commissario Adamsberg è infine visto sotto una luce differente, più complessa. Tutti i suoi difetti e il suo lato più umano vengono messi a nudo (e, se come me si aveva una certa venerazione per questo personaggio, può sopraggiungere la delusione). Nel suo cammino per la risoluzione del caso incontrerà anche i tre evangelisti, e tutti i romanzi precedenti sembreranno fondersi in un guazzabuglio di caratteri discordanti e spunti fantastici.
Il giallo è mozzafiato, costruito a regola d'arte... uno dei migliori della Vargas.

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