mercoledì 11 novembre 2009

Una testa mozzata



Il linguaggio di questo libro è volgarissimo, secondo me troppo; il troppo stroppia... però può essere colpa della traduzione. Parolacce come "'calatroia" scritte ogni due righe stridono moltissimo.
La storia non è neanche male: due ragazzi molto diversi scoprono di avere molte cose in comune, tra cui la voglia di scappare dalla loro soffocante contea scozzese, in una romantica fuga verso la Spagna. Il bello è l'atmosfera del nord del Regno Unito: rispetto all'Italia è un altro mondo, un'altra cultura, tutta da scoprire!
Il brutto? Molte cose, tra cui il linguaggio sopracitato e (forseforse) il finale un po' scontato.

sabato 24 ottobre 2009

La signora scompare



Adoro questo film, ma ammetto di averlo sempre visto nella versione remake del 1979, con Cybill Shepherd (che a me non spiace affatto... sarà una questione affettiva!). Ho scoperto solo durante una lezione di cinema a Parigi che l'originale era di Hitchcock, del 1938 per la precisione.
La storia è semplicissima e ricca di inverosimiglianze (Hitchcock sosteneva che se voleva vedere la realtà era sufficiente andare in strada a fare una passeggiata: il cinema deve essere fiction, intrattenimento!). Una signora scompare su un treno, e tutti fanno finta che non sia mai esistita; la ragazza seduta davanti a lei se ne accorge e inizia una piccola indagine (assai raffazzonata a dire il vero, ma efficace).
Per essere un film di 71 anni fa è davvero scorrevole, e certe scene sono divertentissime! Adorabile, consigliatissimo!

venerdì 16 ottobre 2009

Baci rubati



Que reste-t-il de nos amours?
Que reste-t-il de ces beaux jours?


Terzo episodio della saga di Antoine Doinel (il secondo non sono ancora riuscita a procurarmelo): un altro spaccato della vita di questo ragazzo, ormai cresciuto e alle prese con l'amore e le responsabilità. Fa diversi lavori, da cui viene puntualmente licenziato, fino ad arrivare a fare il detective privato e ad innamorarsi dell'affascinante moglie di un cliente.
Memorabile una massima del suo capo: Il nostro lavoro è per il 10% aspirazione, per il 90% traspirazione.
Bellissime le immagini di Parigi, della Cinémathèque, di Montmartre. Ma ancora non trovare un capo e una coda mi ha disorientato. Questi film sono "tranciati" e ho la sensazione che Truffaut creasse apposta questo senso di incompletezza.
Ci si rivede al capitolo successivo!

martedì 13 ottobre 2009

I quattrocento colpi



1959: stesso anno di Intrigo internazionale, altro mondo.
"Faire les quatre-cents coups" in francese vuol dire "combinarne di tutti i colori", mentre in italiano che io sappia non significa proprio una mazza.
Siamo in Francia, siamo in bianco e nero (più nero che bianco), e c'è un bambino molto indisciplinato... ho letto che il film è semi-autobiografico, e che va visto assieme ai suoi "seguiti", tutti interpretati dallo stesso attore nell'arco di 20 anni (sic!). Difatti la sensazione che si percepisce è di incompletezza, di taglio, come se fosse l'episodio di un telefilm.
Non mi ha emozionato e impressionato come Fahrenheit 451, ma mi ha ugualmente dato delle sensazioni fortissime. Truffaut profuma di cinemateca, di Parigi invernale, di ragazzi affascinanti col cappotto fuori dalla Sorbona... di locali fumosi dove servono solo vino scadente, di RER B e di sandwich beurre et fromage.
È la Francia per chi non si rassegna che il tempo sia passato, e per i nostalgici che come me ci hanno vissuto, anche se per poco.

sabato 10 ottobre 2009

Intrigo internazionale



la serie dei James Bond (...) rappresenta chiaramente una caricatura grossolana e poco abile di tutta l'opera di Hitchcock e più in particolare di Intrigo internazionale. (François Truffaut)

Credevo di averlo già visto, ma mi sbagliavo: con Hitchcock succede. Certe scene, certe inquadrature e location sono così famose da renderti qualsiasi suo film familiare.
Intrigo internazionale è un film di spionaggio, e Truffaut non scherza, è un ABC per qualsiasi regista si cimenti in questo genere; perché siamo nel 1959 e questo film ha tutto: lo scambio di persona, il nascondiglio sul treno, l'amore con la bella bionda (ma ambigua!), il cattivo enigmatico, la fuga con annesso strapiombo.
Certe scene di suspense sono stupende, come l'attesa di Cary Grant in mezzo al deserto, e anche le gag non mancano (vedi quella dell'ascensore, o meglio ancora quella all'asta!).
Ma d'altronde Hitchcock era un genio.
10 e lode.

lunedì 5 ottobre 2009

La lunga notte del dottor Galvan



Carino. Frizzante e divertente. La storia di un medico che si trova faccia a faccia con un caso difficile, che gli cambierà la vita.
Ma valeva la pena stampare un intero libro per un solo racconto, mia cara Feltrinelli?
Va bene per chi, come me, è in convalescenza... oppure per un medico in pausa pranzo (si legge in un'ora!). Ma sicuramente Pennac ha scritto di (molto) meglio.

sabato 3 ottobre 2009

La banda dei brocchi



Non è facile scrivere le mie impressioni su questo libro, su cui ho cambiato opinioni, idee e sensazioni pagina dopo pagina.
Rispetto a "La casa del sonno", dietro a cui c'è un progetto, una circolarità, una chiusura, qui, nonostante la cornice berlinese che apre e chiude il romanzo, secondo me la circolarità si perde, e il romanzo diventa più un insieme di momenti, più o meno intensi, della vita dei protagonisti. E molte questioni rimangono irrisolte, incomplete... forse questo completamento è affidato a "Il circolo chiuso", il seguito di questo romanzo. O forse è semplicemente voluto. Chissà!
Dentro c'è un po' di tutto: la storia inglese degli anni '70, le fabbriche, gli scioperi, i picchetti... l'Inghilterra "violenta e malinconica", le bombe dell'IRA, i Clash... ma tutto ciò fa solo da sfondo alla vita di un gruppo di ragazzi di Birmingham, alle loro storie quotidiane, al loro modo di vivere il presente, in una scuola per "fighetti", futuri giornalisti, manager, scrittori di successo. L'amore è vissuto come esperienza "extracorporea", le donne sono angeliche e dalle curve perfette. E il sesso è un'esperienza mistica, fantastica, o per altri semplicemente l'apertura di un mondo nuovo.
Un romanzo di formazione, sicuramente, di iniziazione. Un susseguirsi di momenti significativi e indimenticabili.
La scrittura di Coe è come al solito trascinante, anche quando non racconta niente. E l'ultimo capitolo, un flusso di pensieri del protagonista? 30 pagine senza mai un punto! Io neanche me n'ero accorta all'inizio, tanto mi ero lasciata trasportare!
Certo, la vita vale la pena essere vissuta anche per quei pochi momenti così importanti: ora che lei è tornata, c'è una specie di urgenza a proposito della vita. E mi è venuto in mente che io, quell'urgenza, nella mia vita l'ho provata, intensa quanto quella del protagonista, e nessuno potrà mai togliermela, dovunque gli eventi mi portino.

venerdì 25 settembre 2009

Parti in fretta e non tornare



Parti in fretta, e torna il più tardi possibile. È quello che si deve fare durante un'epidemia, in cui un virus si estende a macchia d'olio per la città, o peggio, per il paese intero. Misteriosi simboli compaiono sulle porte dei parigini, misteriose morti avvengono (sembra) a caso... o forse no! Torna la superstizione, e il dubbio viene: "peste nera" o serial-killer?
La Parigi di questi romanzi si è fermata nel tempo: è sporca, romantica, popolata di personaggi sopra le righe che fanno mestieri antichi (il banditore di strada) o senza tempo (il "consulente in cose della vita"). Non è una grande metropoli, ma un agglomerato di quartieri, ognuno con un immancabile caffè dove si riuniscono (e conoscono) tutti.
Il commissario Adamsberg è infine visto sotto una luce differente, più complessa. Tutti i suoi difetti e il suo lato più umano vengono messi a nudo (e, se come me si aveva una certa venerazione per questo personaggio, può sopraggiungere la delusione). Nel suo cammino per la risoluzione del caso incontrerà anche i tre evangelisti, e tutti i romanzi precedenti sembreranno fondersi in un guazzabuglio di caratteri discordanti e spunti fantastici.
Il giallo è mozzafiato, costruito a regola d'arte... uno dei migliori della Vargas.

giovedì 3 settembre 2009

L'uomo a rovescio



Tutti gli amanti di Camille attingono al mio fiume, e tutte le mie amanti prelevano dal suo. A monte c'è solo lei, e io. A valle, certe volte c'è un sacco di gente. In virtù di questo, l'acqua è più torbida in basso che in alto.

Un giallo delicato e intenso. Difficile definirlo giallo, perché è più che altro una storia d'amore, in cui il poliziesco odora di pretesto; i sentimenti dei personaggi sono appena sfiorati, quasi l'autrice non volesse sciuparli, eppure sono così forti da squarciare le parole.
Un romanzo che sembra una favola, con il suo stile stravagante e i suoi personaggi bizzarri. Piace o non piace (e a me piace parecchio).
È il secondo volume della serie del commissario Adamsberg, che entra a tutto titolo tra i miei personaggi letterari preferiti: sfuggente, sognatore, distratto, unicamente affidato all'istinto.
Questa volta il commissario si trova invischiato in una storia di lupi, che girano per la Francia sgozzando pecore (e uomini). E sulla sua strada ritrova la sua Camille, amore sfuggente come l'acqua, indipendente, unico.
Incantevole.

giovedì 20 agosto 2009

Uomini che odiano le donne



Volevo leggere questo libro da molto prima che diventasse un "caso letterario" e poi venisse creato il film.
Eccomi qua, finalmente.
L'ho letto in due giorni: è appassionante fino a consumarti gli occhi. Uno dei romanzi gialli più avvincenti che abbia mai letto, e non bisogna assolutamente farsi spaventare dalla mole imponente. I personaggi sono affascinanti e ben caratterizzati (a volte forse un poco stereotipati... Erika Berger nella sua perfezione da che pianeta viene?). La tensione è ben distribuita e le ultime pagine le mangi con gli occhi (per non parlare del racconto di Henrik Vanger... le pagine migliori del libro).
I contro... ho poco apprezzato alcuni aspetti a mio avviso un po' troppo inverosimili, a cominciare dalla detection (in 40 anni di indagini accurate è un po' impensabile che non ti venga in mente di andare a fondo su certi particolari!).
Particolari a parte:
wow...

Gomorra



Ultimamente l'argomento "mafie" mi ha molto interessato, e dopo aver visto un'avvincente puntata di Blu Notte sulla Camorra mi è venuta la curiosità di leggere Saviano, anche se (in genere) ho una certa diffidenza per i best sellers.
Bello, a tratti. Senza dubbio un libro importante, ma lo stile non mi ha convinto.
La commistione saggio/romanzo a mio avviso è poco riuscita; nella prima metà del... romanzo? ti viene voglia di chiedere all'autore: da che parte stai? Poi il libro carbura e ti cattura; l'argomento è sconcertante e affascinante e, una volta conclusa la lettura, la sensazione è quella di essere in gabbia.
Da leggere assolutamente le pagine 234/240, che a mio avviso sono una meraviglia e contengono la summa del libro.

martedì 28 luglio 2009

Il silenzio dei chiostri



Questo giallo è una piccola meraviglia! 500 pagine scorrevoli e spassose, che, al di là della pura e semplice detection, tengono compagnia. L'ispettore Petra Delicado (ossimoro davvero incantevole) è cinica, femminista, viziosa e "antipatica": un personaggio davvero formidabile.
Barcellona è co-protagonista, con le sue strade, i suoi localini, i bocadillos, i monasteri e i mossos d'esquadra... una città piena di contraddizioni e di fascino, in cui avviene un omicidio davvero oscuro e inspiegabile, che coinvolge mummie, suore, frati e senzatetto.
Peccato non aver letto gli altri 8 che compongono la serie di Petra, bisognerà rimediare!

domenica 19 luglio 2009

Un po' più in là sulla destra



Un nuovo personaggio davvero affascinante fa il suo ingresso nel terzo "episodio" della Vargas, il Tedesco Kehlweiler: zoppo, altissimo, dallo sguardo irresistibile e dalla parlantina tagliente, gira con un rospo nella tasca. Da quando non lavora più al ministero fa le indagini per conto suo, basandosi sul suo fiuto (infallibile), su delle sensazioni. A casa ha un immenso schedario (che mi ha un po' ricordato quello dell'amico e braccio destro di Karitos nei romanzi di Markaris) in cui cataloga tutto e tutti. E così, da una piccola "cosetta" trovata accanto a una panchina parigina, Kehlweiler (aiutato da due dei tre evangelisti) si ritrova in Bretagna, in un piccolo paesino apparentemente tranquillo, ma pieno di segreti ben nascosti.
Il finale del giallo mi ha un po' deluso, ma ugualmente Fred Vargas non rinuncia al colpo di scena inaspettato e spiazzante.
Come al solito il fascino del romanzo va al di là del giallo, per concentrarsi sui personaggi, sulle loro storie, sulla loro psicologia estremamente complessa e seducente. Assolutamente necessario (a mio parere) leggere i libri nell'ordine corretto, perché, sebbene le storie siano ugualmente comprensibili, i protagonisti rischiano di sfuggirci nella loro complessità.

sabato 11 luglio 2009

Arancia meccanica



Si può arrivare a 25 anni senza aver visto Arancia Meccanica?
Io ne sono l'esempio vivente. Questo film giace nel mio hard disk da molti mesi, e nella mia videoteca da una vita intera; ma, dopo aver visto Shining ben 10 anni fa, la consapevolezza della forza di questo regista e del potere che i suoi film hanno di "cambiarti la vita" mi hanno continuamente spinto a rimandare.
Finalmente, senza un reale motivazione, ieri ho preso in mano la videocassetta... e in fondo sono contenta di aver aspettato: di sicuro da ragazzina non l'avrei capito e apprezzato come un film di questo genere merita.
È un film sulla violenza, ambientatato in un ipotetico futuro dove i giovani parlano uno slang che mescola l'inglese (italiano nella versione nostrana) e il russo. I giovani, divisi in bande, dopo essersi fatti una dose di "latte più", vanno in giro a commettere brutalità di ogni tipo: picchiano, stuprano, rubano, traendone puro e semplice piacere. Alex, il capobanda, finisce in prigione, uscendone dopo due anni grazie a una "cura" che consiste in un vero e proprio lavaggio del cervello, il quale provoca nausea e dolori fortissimi nei confronti della violenza, del sesso e (accidentalmente) della nona di Beethoven (sic!).
Tornato nella società, tutto quello che Alex riceve da essa è la violenza, che gli rimbalza addosso come un boomerang, tornando in seguito ad impossessarsi di lui: è la guarigione dalla cura.
La violenza genera quindi solamente violenza. La violenza dei giovani è il prodotto della violenza che il governo esercita sulla società... violenza che a sua volta viene utilizzata per eliminare la violenza dei cittadini, in un circolo vizioso drammatico e senza fine.
La colonna sonora è qualcosa di geniale, armonioso e stridente: Beethoven e Rossini, che con la forza della loro musica rendono teatrale e imponente qualsiasi gesto di Alex e dei suoi "drughi"; "Singin' in the rain", che con la sua dolcezza e melodiosità è inserita in una delle scene più violente del film, creando un cocktail esplosivo e dalla forza sconcertante. Non a caso Quentin Tarantino (in particolare nelle Iene) ha ripreso questo espediente kubrickiano, comprendendone l'efficacia narrativa.
Inutile dire che è un film da vedere (e, nel caso, rivedere), perché, oltre ad affrontare certe tematiche con una prepotenza che a mio avviso solo Kubrick possiede, la cultura pop, televisiva e cinematografica del novecento e di oggi ha ripreso, tagliuzzato, rielaborato tutto da questo film, tanto criticato all'inizio, ma utilizzato poi come paradigma ed esempio anche dai più grandi degli ultimi 40 anni.

venerdì 10 luglio 2009

Delitto imperfetto



Una lettura piacevole, soprattutto per l'aria barcellonese che si respira pagina dopo pagina. Il giallo nella prima parte del libro è quasi marginale, mentre l'autrice si sofferma sulla descrizione dei personaggi, degli ambienti, della società catalana.
Il protagonista è un po' sfigato, e si ritrova invischiato con il fratello in un omicidio inutile, rocambolesco e teatrale. Sicuramente il tutto poco credibile, ma ugualmente raccontato in maniera gradevolissima.

venerdì 12 giugno 2009

New York, New York



Un film di Martin Scorsese del 1977, famoso ma non troppo.
Anni '40, Robert De Niro (sassofonista schizzato e lunatico) e Liza Minnelli (cantante fenomenale con un fascino "tutto suo") si innamorano e proseguono la loro storia a suon di musica.
Fondamentalmente la storia di un amore malato: colonna sonora stupenda (la canzone divenuta simbolo della grande mela, le performances magistrali della Minnelli), ritmo molto lento e dialoghi al limite della follia.
Un film per gli amanti della musica (jazz e non solo) e di Robert De Niro, che anche in questo frangente interpreta un personaggio dai risvolti inquietanti.

mercoledì 10 giugno 2009

La casa del sonno



L'ho letto tutto d'un fiato, senza interruzioni. Bello, davvero.
Penso che la forza di questo libro sia nella scrittura di Coe, che ti tiene incollato alla pagina fino all'ultimo con la sua scorrevolezza.
Il filo conduttore, neanche a dirlo, è il sonno, che con le sue fasi scandisce sia i capitoli che l'evoluzione psicologica dei personaggi.
La trama è semplice ma ricca di sfaccettature: un gruppo di ragazzi le cui vite si intrecciano in un arco di quindici anni. Tante storie, tanti destini diversi: il medico in carriera che aspira alla fama eterna, la maestra elementare con molti fallimenti alle spalle, il ragazzo introverso afflitto da amore non corrisposto, il critico cinematografico che insieme al sonno ha perso anche l'entusiasmo... e un luogo che unisce tutti loro: Ashdown, la residenza universitaria divenuta poi clinica del sonno.
Tanti destini incrociati, tanti spunti di riflessione sulla vita, sulle scelte che facciamo e sul senso della felicità.
Consigliatissimo a chiunque non si sia ancora avvicinato a questo autore.

mercoledì 3 giugno 2009

Chi è morto alzi la mano



Ho conosciuto la Vargas con L'uomo dei cerchi azzurri, romanzo di cui mi sono immediatamente innamorata per la caratterizzazione dei personaggi folle e affascinante, per l'intreccio così coinvolgente e infine per le ambientazioni parigine a me tanto care. Chi è morto alzi la mano non mi ha deluso, perché mantiene intatte le stesse caratteristiche, con un pizzico di mordente in più. C'è Parigi, ci sono tre curiosi nuovi personaggi, un albero misterioso e una storia davvero appassionante, che inizia un po' in sordina ma si conclude con un'intensità inaspettata.
Viene subito voglia di leggerne un altro!

venerdì 22 maggio 2009

Art Brut @Magnolia



Un gruppo di trentenni inglesi assai poco attraenti nel 2005 ha deciso di formare una band, dedicando pure una canzone assai esplicativa all'evento:
Formed a band
We formed a band
Look at us
We formed a band

L'album si chiamava Bang Bang Rock'n Roll, e da allora ne sono usciti altri due. L'ultimo proprio nel 2009, e si dà il caso che il tour di questi fantastici omini passasse proprio dal Circolo Magnolia di Segrate. Non si poteva non fare un salto, e noi non ce ne siamo pentiti. Il vocalist, nonché leader della band, è un personaggio che vale la pena vedere dal vivo: panzuto, sudato, spettinato, con un sorriso "picassiano". Lui non canta, parla: i suoi concerti sono sproloqui sugli affari suoi, accompagnati da musica rock energica e trascinante. E intanto lui suda, agita la pancia, si piega per terra lamentandosi del mal di schiena e i suoi show divertono da matti. E si balla, tanto.
Uno spettacolo.

domenica 10 maggio 2009

La verità è che non gli piaci abbastanza



Una commedia deliziosa e divertente, sull'amore in tutte le sue fasi e sfaccettature. Il punto di vista è quello delle donne, eterne sognatrici, che guardano al dettaglio e alla sfumatura, dimenticandosi (troppo spesso) che gli uomini sono assai più lineari... Si ride, si piange, si passano due ore cinematografiche leggere e piacevolissime.
E qual è la morale? Forse che l'amore è difficile per tutti, indipendentemente dal sesso, dall'età e da quanto è iniziata (o non ancora iniziata!) una storia. E per far funzionare le cose è bene conoscere una sola regola, semplice ma importante: di regole (ahimè!) non ne esistono.
Un film per romantici, per sognatori e per chi, nonostante la vita ci porti a dire il contrario, ancora crede nell'anima gemella.

martedì 5 maggio 2009

Fundació Joan Miró



È morto proprio il giorno del mio primo Natale, aveva novant'anni. E buona parte della sua opera è conservata nella Fondazione Miró di Barcellona, fondata da lui stesso negli anni '70. Non è un semplice museo, ma un laboratorio culturale attivo, che ospita anche mostre temporanee di artisti emergenti. L'architettura è in netto contrasto con la sua arte: bianca, fredda, dalle linee nette e dure; a tratti anche brutta. Ma questa bruttezza si sposa perfettamente con la sua arte, dando vita alla bellezza dei colori, delle linee sinuose, delle atmosfere oniriche e surreali popolate da figure piene di vita.
Una tappa obbligata per gli amanti, i viaggiatori onnivori, i curiosi.

giovedì 23 aprile 2009

La cerimonia del massaggio



L'apoteosi dell'umorismo inglese.
Gli ingredienti ci sono tutti: il funerale, i preti un po' libertini, un morto che fa discutere e la crème de la crème della società londinese riunita in un unico luogo.
A differenza di "Nudi e crudi" qui si ride davvero, ma in bocca resta sempre l'amaro lasciato da una società ipocrita che si preoccupa solo di salvare le apparenze.

mercoledì 15 aprile 2009

Nudi e crudi



Mi è piaciuto Bennet. Sarà che io apprezzo l'umorismo inglese, perché a differenza del nostro è più sottile e meno scontato. Però l'ho trovato frizzante e mi sono piaciuti gli spunti di riflessione sulla vita "borghese", sul senso che noi diamo alla nostra quotidianità, ai nostri oggetti; su come spesso ci creiamo una prigione da cui è difficile liberarsi. Ed è così che un furto di tutti i nostri averi può essere la chiave di volta della nostra esistenza, anziché la rovina.
Il finale mi ha lasciato perplessa, ma non mi ha tolto la curiosità di iniziare "La cerimonia del massaggio".
Molto british style, lo consiglio.

martedì 14 aprile 2009

Il signore e la signora Smith



Veramente divertente questa commedia di Hitchcock! La storia racconta di una coppia che scopre, per disguidi burocratici, di non essere realmente sposata: da quel momento in poi sorgeranno litigi, fraintendimenti, vendette... il tutto con un ritmo e con uno humour davvero inaspettato per un film del 1941.
Un Hitchcock che si cimenta in un genere inconsueto, riuscendo alla grande, come sempre. Una chicca, da vedere assolutamente.

mercoledì 8 aprile 2009

Come sono diventato stupido



Non so.
All'inizio mi sembrava un esercizio di stile, un po' pretenzioso e affettato. Poi mi ha preso, perché indubbiamente è scritto bene, è scorrevole e dopo qualche pagina ti incuriosisce. Poi il finale mi ha deluso, perché (ammetto) non l'ho capito. Dove vuole andare a parare questo libro? L'intelligenza è cosa buona, ma fa soffrire? Ma poi... cos'è l'intelligenza? Troppe questioni aperte, troppi dubbi che restano.
Non so.

martedì 31 marzo 2009

Il candeliere a sette fiamme



Era tanto tempo che volevo leggere questo maestro dimenticato del giallo italiano. Un antifascista in pieno fascismo, che scrive un genere proibito e censurato... e nonostante tutto lo fa con scorrevolezza, naturalezza, aggirando le difficoltà con maestria. Così gli "implicati" sono personaggi intriganti ed inquietanti, dall'incerta nazionalità (ma, ovviamente, non italiana): arabi, inglesi, olandesi; acrobati furbi e misteriosi che sgusciano per i tetti, donne bellissime velate di tristezza. E un misterioso candelabro, che il commissario De Vincenzi inseguirà in capo al mondo, per giungere ad un'amara e terribile verità, ricca di implicazioni religiose.
Assolutamente affascinante.

martedì 17 marzo 2009

Accadde una notte



Accadde una lontana notte del 1934 che la figlia di un milionario in fuga incontrò un giornalista senza più storie da raccontare. Lei scappava da suo padre, che non voleva che sposasse l'uomo dei suoi sogni; lui tornava a New York in autobus dopo l'ennesima sfuriata dal suo capo. Ed ecco la combinazione perfetta: lei aveva bisogno di aiuto, lui di una storia, e il gioco era fatto. Bastò fingere di essere marito e moglie, senza superare le "mura di Gerico" che dividevano in due i loro letti durante il travagliato viaggio.
E alla fine cosa avvenne? 5 oscar, tra cui miglior film. E il resto è storia.

Si è suicidato il Che



Dopo un periodo di latitanza eccomi tornata nel mondo dei lettori, e per farlo niente di meglio che un bel libro giallo. Questa volta il commissario Charitos è a casa convalescente, in balia della moglie Adriana che lo tiene a stecchetto e pianifica le sue ripetitive giornate. Ma un imprevisto suicidio in diretta televisiva lo riporterà in pista, facendolo scorrazzare in giro per Atene con la sua vecchia Mirafiori, sempre in cerca di risposte. Un interrogatorio dopo l'altro, nuovi personaggi che appaiono e (forse) un matrimonio all'orizzonte. Riuscirà questa volta il commissario a districare la matassa? Io dico di sì.

giovedì 12 marzo 2009

Arsenico e vecchi merletti



Mettete insieme una classica commedia americana e aggiungetici due dolci zie assassine, un fratello pazzo omicida che somiglia a Frankenstein, un chirurgo plastico con l'accento tedesco e una cantina piena di cadaveri.
Ed ecco a voi questo divertente film di Frank Capra del 1944, tratto da una commedia di Joseph Kesserling.
Un delizioso mix tragicomico che molto assomiglia a uno spettacolo teatrale, dal momento che la location del film è per lo più solamente una.
Un film per chi ama le commedie americane del tempo che fu, per chi al cinema preferisce il teatro e per chi non riesce a resistere al magnetismo di Cary Grant.

lunedì 9 marzo 2009

La vie en rose



Si un jour la vie t'arrache à moi
Si tu meurs, que tu sois loin de moi
Peu m'importe, si tu m'aimes
Car moi je mourrai aussi...


La biografia della più grande chanteuse francese del Novecento, vista nei suoi lati più crudi e tristi.
Dalla nascita a Belleville, nell'assoluta povertà; attraverso il successo, i grandi tragici amori, gli eccessi; fino alla triste fine prematura, avvenuta in solitudine. Un film emozionante per quelli che, come me, vanno ancora a Parigi in cerca della vie en rose. Unica pecca, l'interpretazione un po' sopra le righe della Cotillard, che enfatizza eccessivamente la goffaggine della Piaf.

martedì 24 febbraio 2009

Il padre della sposa



Commedia del 1951 di Vincente Minnelli (da cui poi i remake con Steve Martin).
La divertente storia di un padre (Spencer Tracy) che vede portarsi via la sua bambina (Liz Taylor) da un altro uomo. Tra preoccupazioni economiche e sentimenti contrastanti, la lunga ed estenuante organizzazione di un matrimonio, vista attraverso gli occhi di un genitore preoccupato. Un po' lento in certi punti (gli anni si fanno sentire) e scandalosa traduzione dei nomi nella versione italiana.
Da vedere con papà.

lunedì 23 febbraio 2009

Full Metal Jacket



A day without blood is like a day without sunshine.

Rimanendo sempre in tema di Vietnam, argomento che mi sta appassionando molto, ieri sera ho rivisto questo classico di Kubrick: è del 1987, anche se sembra molto più recente.
Il film è suddiviso in due parti ben distinguibili: nella prima assistiamo all'addestramento dei Marines, mentre nella seconda li vediamo all'azione, nel vivo della guerra.
Quello che più colpisce di questo film non è la durezza dell'addestramento a cui i soldati sono sottoposti, non sono le atroci scene di morte, le lacrime versate per la morte dei propri amici e compagni e il desiderio di tornare a casa. Tutto questo è già stato raccontato da altri e continuerà ad esserlo.
Ciò che è più atroce è il modo di ragionare dei soldati, addestrati a diventare delle vere e proprie macchine da guerra, dei robot il cui scopo è solamente uccidere, senza pietà. E la guerra è un gioco, in cui fare fuori il "muso giallo" ti fa guadagnare punti, e dopo averlo ucciso ci scappa anche un sorriso... E a questo gioco i Marines devono aggrapparsi, per giustificare una guerra che loro stessi percepiscono come inutile.
Colonna sonora deliziosamente contrastante con la crudezza delle scene (stesso espediente utilizzato da Tarantino), per un film forte e toccante, che fa riflettere sull'uomo, ancor prima che sulla guerra in sè.

venerdì 20 febbraio 2009

Rambo



I don't think you understand. I didn't come to rescue Rambo from you. I came here to rescue you from him.

Ieri sera, spinta dalla curiosità innescatami dal mio ragazzo, ho visto insieme a lui Rambo, il primo, del 1982.
Questo film è la fiera delle assurdità. Un uomo (berretto verde, reduce dal Vietnam) cammina per la strada nei pressi di un piccolo paese e, senza alcun motivo, viene letteralmente perseguitato dalla polizia locale. Rambo viene (di nuovo senza motivo) catturato e imprigionato, ma con la forza dei suoi possenti muscoli riesce a scappare: da quel momento si innesca una caccia all'uomo. Una denuncia alla guerra? Una critica delle sue atrocità, della morte e della distruzione che si porta dietro?
Non penso che importi poi molto, perché questo film è un classico, divertente, ricco di lotte e colpi di scena, il tutto condito dall'intensa espressione di Stallone, che non si modifica di una virgola per tutto il film (salvo per l'accorato pianto finale).
Un film da vedere in compagnia.

sabato 14 febbraio 2009

Fahrenheit 451



These are all novels, all about people that never existed, the people that read them it makes them unhappy with their own lives. Makes them want to live in other ways they can never really be.

Diciamo la verità: a me non è mai piaciuto leggere. Quando lo faccio mi sento bene, mi sento arricchita, mi si aprono dei mondi. Ma è uno sforzo, non paragonabile a quello di guardare un film o di ascoltare della buona musica.
Nonostante ciò la letteratura mi affascina, i libri esercitano su di me un potere che non so spiegare... Per me rappresentano l'emblema della cultura, racchiudono una quantità di storie tale da ricoprire millenni di vita sulla terra. Contengono la chiave della conoscenza, che è ciò che può rendere l'uomo libero.
Ed è proprio questa forza, questo fascino misterioso, che Truffaut ci racconta. Cosa sarebbe l'uomo senza letteratura? Sarebbe vuoto, un involucro senza cultura, senza passato, senza futuro.
Un film imperdibile, tratto da un romanzo di Bradbury.

mercoledì 11 febbraio 2009

Milk



Ho iniziato a lavorare e le letture procedono a rilento... ma una sera (per puro caso) mi sono imbattuta in questo film, interpretato da Sean Penn.
A parte appunto l'interpretazione magistrale del protagonista, che da sola rende meritevole il film; a parte la sexitudine di James Franco, che ha tutte le carte in regola per far cedere le gambe a qualsiasi donna (e uomo naturalmente).
A parte questo contorno di attori di alto livello, una tematica attuale, interpretata magistralmente e in maniera scorrevole, nonostante la storia del politico gay Harvey Milk, conclusasi con un assassinio, non sia delle più leggere.
Tematica ancora più attuale in un momento come quello che l'Italia sta attraversando, dove i pregiudizi e il bigottismo di certi fronti della religione cattolica interferiscono ancora con la politica, e quindi con la libertà degli esseri umani, non lasciandoli liberi di scegliere come vivere (e come morire).
Certi film ci servono, per raccontare pezzi di storia che non conosciamo, e per ricordarci che c'è ancora molta strada da fare per creare una società tollerante, una società libera.

lunedì 12 gennaio 2009

Robert Frank. Lo straniero americano.



Fino a domenica c'è una bella mostra a Palazzo Reale per gli appassionati di fotografia: Robert Frank.
Una folta collezione di stampe dagli anni '50 agli anni '80, passando dalle bellissime fotografie parigine, al suo reportage sulla vera America, Les Américains, fino alla svolta cinematografica del periodo più recente.
Fotografie rigorosamente in bianco e nero, che colgono l'attimo, in un contrasto tra luci e ombre; si raccontano le città, le persone, i volti, ma anche eventi storici di grande portata, ritratti rigorosamente attraverso dei particolari.
La consiglio a chiunque piaccia la fotografia rétro, ma non solo.

Risky Business



Un gran classico del 1983. Un giovanissimo Tom Cruise in erba rimane in casa da solo in seguito alla partenza dei genitori.
Il quesito è: rigare dritto oppure, come consiglia uno dei suoi migliori amici, rischiare, dicendo una volta tanto "eccheccazzo"?
Un film sulla difficoltà di essere mediocri, sull'adolescenza, sulle costrizioni sociali. E ogni tanto essere "politicamente scorretti" può portare a realizzare i propri sogni e desideri.
What the fuck.